
Omaggio a Shostakovich
Riccardo Zamuner violino I
Enrico Cavaliere violino II
Francesca Senatore viola
Raffaella Cardaropoli violoncello
Raffaele Battiloro pianoforte
Dmitri Shostakovich (1906-1975)
Quartetto per archi n. 8 in do minore, op. 110
Elia Perinu (1995)
Il Carnevale di Mamoiada, per violoncello e pianoforte
Giulia Bedeschi (2000)
Who, like a fiend, per pianoforte
Prima esecuzione assoluta
Dmitri Shostakovich
Quintetto per pianoforte e archi in sol minore, op. 57
A cinquant’anni dalla morte di Dmitri Shostakovich siamo nuovamente chiamati a fare i conti con un mondo segnato da conflitti che riemergono alle porte dell’Europa, messo sempre più a dura prova da tensioni geopolitiche estreme che compromettono alleanze, città, vite umane.
In questo caso, la musica di Shostakovich diventa il paradigma perfetto della condizione umana in tempi di incertezza: l’alternanza di serietà e leggerezza, dolore e vitalità, chiusura e apertura. Speranza e paura convivono in costante equilibrio.
The Quartetto n. 8 op. 110, scritto nel 1960 e dedicato “alle vittime del fascismo e della guerra”, è tra i lavori più autobiografici di Shostakovich. Composto in soli tre giorni, riflette il peso del passato e dell’oppressione, la memoria delle città distrutte — come Dresda — e la sofferenza degli innocenti.
Allo stesso modo, il Quintetto per pianoforte e archi op. 57 (scritto vent’anni prima, nel 1940, quando l’Europa era sull’orlo della guerra) oppone al tumulto esterno una forma di dignità interiore: monumentale nei suoi incipit, meditativo nelle fughe, drammatico nelle ombre che squarciano momenti di calma, e infine luminoso nel finale. Proprio dal finale forse è possibile cogliere un unico e intrinseco messaggio di speranza per i giorni nostri: la musica, come metafora della vita, rappresenta uno spazio in cui riconoscere tanto l’oscurità quanto la possibilità della luce.
Stagione dei concerti 2025 – Concerti d’Autunno
